Il 20 settembre 2014 è stata la XXI Giornata Mondiale dell’Alzheimer, promossa dall’Alzheimer’s disease international (Adi), la federazione internazionale legata all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che riunisce le associazioni che si occupano della patologia.
La malattia di Alzheimer colpisce 26 milioni di persone in tutto il mondo e oltre 600mila in Italia. Una cifra destinata a triplicare entro il 2030 toccando i 76 milioni di casi, secondo le previsioni dell’Adi.
È un processo degenerativo che colpisce progressivamente le cellule cerebrali, provocando quell’insieme di sintomi che va sotto il nome di “demenza”, cioè il declino progressivo e globale delle funzioni cognitive e il deterioramento della personalità e della vita di relazione.
In base ai risultati di una ricerca della University of Cambridge, pubblicata su “The Lancet Neurology”, in almeno un caso su tre la malattia è prevenibile agendo su sette principali fattori di rischio: diabete, ipertensione, obesità, sedentarietà, depressione, fumo ma anche basso livello d’istruzione.
Secondo recenti studi, in particolare, si può rallentare il processo di avanzamento del morbo di Alzheimer se la persona malata pratica esercizio fisico, ha relazioni regolari con altre persone ed evita lo stress.
Tuttavia uno dei sintomi dell’Alzheimer è proprio il disorientamento nel tempo e nello spazio. Il malato di Alzheimer può perdere la strada di casa, non sapere dove è e come ha fatto a trovarsi là. Diventa così difficile deambulare in modo indipendente anche nelle prime fasi della malattia. Le famiglie sono costrette a tenere i malati in casa o a farli uscire sotto il controllo di un accompagnatore.